A poco più di un anno dal primo successo in un trial clinico di un vaccino contro il Covid-19, la nuova variante, conosciuta come Omicron, si sta diffondendo in tutto il pianeta.
Sono sempre più numerosi i paesi ad aver segnalato i primi casi, tra i quali Stati Uniti, Francia e Belgio, e gli attori del mercato temono che questa nuova ondata possa compromettere la ripresa economica mondiale.
Confrontati con lo spettro di nuovi lockdown e chiusure delle frontiere, alcuni investitori hanno già reagito vendendo le proprie quote in società nel settore del turismo e dei viaggi. E il prezzo del petrolio è crollato di circa 10 $ al barile, un calo legato ai timori di un’imminente recessione.
Ora che i mercati si trovano a dover affrontare settimane d'incertezza, vediamo cosa sappiamo della variante Omicron, quanto possa essere pericolosa e in che modo possa influire non soltanto sulla crescita economica mondiale, sulla catena di approvvigionamento e sull’inflazione, ma anche sugli investimenti e sul prezzo dell’oro.
Cosa sappiamo della variante Omicron
Secondo l’OMS, Omicron è l’ultima variante del coronavirus a presentare un rischio globale “molto elevato”.
Identificata per la prima volta in Sudafrica il 24 novembre scorso, il timore è che possa abbattere tutte le difese fin qui costruite dai vaccini contro il Covid-19.
Gli scienziati ritengono che ci vorrà qualche settimana prima di poter avere risposte più chiare su questa variante, ma la pubblicazione di alcuni dati preliminari ha già rivelato informazioni preoccupanti su Omicron.
Omicron sembra aver subito numerose mutazioni, alcune delle quali non erano mai state osservate dai ricercatori.
Questo le offre due “superpoteri” contemporaneamente:
- Potrebbe diffondersi più velocemente della variante Delta, attualmente predominante.
- Sembrerebbe che chi ha già avuto il Covid corra un rischio 3 volte superiore di essere contagiato nuovamente da Omicron.
La buona notizia è che, stando ai primi dati, Omicron sarebbe meno grave delle varianti che l’hanno preceduta. I medici sudafricani che si sono occupati dei casi di Omicron hanno dichiarato che, finora, questa variante si è dimostrata più blanda, ma ovviamente non si tratta di un’opinione definitiva.
Questa incertezza nei confronti della variante Omicron ha preso alla sprovvista gli investitori, portando, a fine novembre, a un importante crollo dei mercati azionari e petroliferi mondiali, per via dei timori del mercato sugli effetti che le eventuali nuove restrizioni potrebbero avere sulla crescita economica.
L’impatto della variante Omicron sull’economia globale
Da ciò che si è potuto osservare fino ad ora, Omicron si sta diffondendo molto rapidamente: questa variante è già stata identificata in oltre 20 paesi in America settentrionale e meridionale, Europa ed Asia, e alcune autorità hanno messo in guardia contro le possibili devastanti conseguenze per l'economia mondiale.
Janet Yellen, segretario al Tesoro degli Stati Uniti, è stata una delle prime personalità del mondo della finanza a sollevare preoccupazioni, dichiarando: “Speriamo che non sia qualcosa che possa rallentare significativamente la crescita economica. C’è molta incertezza, ma potrebbe causare problemi notevoli”.
Yellen ha indicato 3 problemi principali per l’economia globale:
- Una crescita economica più lenta.
- Più problemi nella catena di approvvigionamento.
- Un’inflazione ancora più alta.
Questi rischi possono avere un forte impatto sull’economia, sui mercati finanziari e sulla percezione degli investitori, ma consumatori e investitori si pongono un’altra, altrettanto importante, domanda:
La diffusione di Omicron sta già avendo delle ripercussioni?
Prima di rispondere a questa domanda, analizziamo nel dettaglio ciascuna delle tre questioni sollevate da Yellen, che potrebbero cambiare radicalmente la nostra vita.
Omicron potrebbe rallentare la crescita globale
Con Omicron stiamo vivendo una sorta di déjà-vu: alcuni paesi, infatti, si sono affrettati a bloccare i viaggiatori provenienti dal Sudafrica, dov’è stato identificato per la prima volta il ceppo, non appena si è diffusa la notizia della nuova variante.
Molti temono che la diffusione di Omicron possa limitare la libertà di circolazione anche all’interno dei confini nazionali. In effetti, anche prima della sua comparsa, alcuni paesi europei avevano già iniziato ad applicare restrizioni a molte attività interne al fine di frenare l’aumento dei contagi dovuto alla variante Delta.
Ad esempio, l’Austria ha ordinato il lockdown totale, in Portogallo è richiesto un tampone negativo per entrare nei bar, anche ai vaccinati, e l’Italia ha proibito l’accesso a ristoranti e concerti alle persone non vaccinate.
In poche parole, gli eventi delle ultime settimane hanno dimostrato che la tanto agognata ripresa economica globale potrebbe dover aspettare ancora un po’.
Ed è quello che pensa anche l’FMI.
Stando alle sue recenti proiezioni, il Fondo Monetario Internazionale prevede un calo della crescita globale dal 5,9% nel 2021 al 4,9% nel 2022.
“Anche prima dell’arrivo di questa nuova variante, eravamo preoccupati che la ripresa ... perdesse il suo slancio”, ha dichiarato Kristalina Georgieva, direttrice generale dell’FMI.
Anche la Cina, fino a poco tempo fa esempio di resilienza economica contro la pandemia da Covid-19, è attualmente alle prese con una grave crisi del debito nel settore immobiliare. E se Omicron dovesse rivelarsi più contagiosa della variante Delta, la situazione potrebbe peggiorare, secondo gli analisti.
Questi timori, assolutamente fondati, sono ulteriormente alimentati dalle persistenti turbolenze nella catena di approvvigionamento e dal rapido aumento dell’inflazione in tutto il mondo.
La variante Omicron potrebbe avere conseguenze sulla catena di approvvigionamento
Prima della comparsa di Omicron, le catene di approvvigionamento mondiali erano appese a un filo.
Dopo mesi di chiusure ininterrotte delle fabbriche, di carenza di manodopera, di chiusure dei porti, di strozzature nel processo logistico, di aumento della domanda dei beni, e in considerazione delle imminenti festività natalizie, dire che la catena di approvvigionamento globale è nel caos non è certo un eufemismo.
E ora ci sono motivi per credere che, con la nuova variante Omicron, questa potrebbe ricevere il colpo di grazia.
Secondo gli economisti, si tratta dell’ennesimo “test di resilienza” per le supply chain già in tensione: “Le catene di approvvigionamento rimangono vulnerabili alle turbolenze legate alla pandemia, e la variante Omicron sottolinea che la crisi non è ancora finita”, ha dichiarato Sian Fenner, capo economista per l’Asia presso Oxford Economics.
Quest’anno, siamo tutti stati colpiti, in un modo o nell’altro, da queste gravi turbolenze, dovute alla carenza di container, alle inondazioni e ai contagi da Covid, che hanno portato alla chiusura di molti porti internazionali.
Il nostro nuovo iPhone ci sta mettendo mesi ad arrivare? Colpa della catena di approvvigionamento.
Il nostro nuovo divano non sarà disponibile prima dell’estate prossima? Colpa della catena di approvvigionamento.
I prezzi di alcuni prodotti da importazione stanno aumentando in maniera anomala? Sappiamo di chi è la colpa!
E, nonostante la situazione sembri essersi stabilizzata, secondo gli analisti è ancora ben lontana dai livelli pre-Covid.
Una nota della società di ricerca TS Lombard riassume perfettamente la situazione: “È probabile che la maggior parte dei governi della regione eviterà di imporre nuove, pesanti restrizioni, ma il dato di fondo è che le catene di approvvigionamento rimarranno sotto pressione finché persisterà la minaccia del Covid”.
E se la crisi della catena di approvvigionamento dovesse peggiorare a causa di Omicron, questo potrebbe significare soltanto una cosa: un aumento dell’inflazione.
Omicron potrebbe aggravare l’inflazione
Per dirla in maniera semplice, i prezzi stanno aumentando per varie ragioni, tra le quali la frenesia d’acquisto dei consumatori, che ostruiscono le catene di approvvigionamento mondiali con prodotti che vanno dalle sneakers alle luci di Natale.
Ma a causa delle tensioni nella supply chain descritte in precedenza, attualmente il costo della spedizione di un container dalle fabbriche asiatiche agli Stati Uniti e all’Europa è altissimo.
Quindi, per far sì che il livello d’inflazione mondiale scenda, i consumatori dovrebbero ridurre gli acquisti online e orientarsi verso i servizi locali, come la ristorazione o il turismo. Ma il problema è che la variante Omicron potrebbe frenare questo cambiamento.
Per alcuni, questo rischio è maggiore negli Stati Uniti, dove, di recente, i prezzi al consumo hanno raggiunto il livello massimo in 30 anni. Ma l’inflazione resta molto alta anche altrove, avendo raggiunto il 5,3% a livello globale, secondo Bloomberg.
Le statistiche pubblicate dall’OCSE raccontano la stessa storia: le continue turbolenze nella catena di approvvigionamento e le nuove ondate di Covid-19 potrebbero portare l’aumento dell’inflazione a durare ancora più a lungo.
Ecco cos’ha dichiarato Laurence Boone, capo economista dell’OCSE:
“La forte ripresa a cui abbiamo assistito si sta attenuando e le strozzature nelle forniture, l’inflazione in aumento e l’impatto persistente della pandemia stanno annebbiando l’orizzonte. I rischi e le incertezze sono notevoli - come stiamo vedendo con l’emergenza della variante Omicron - e stanno aggravando gli squilibri e minacciando la ripresa”.
In altre parole, sembra sempre più probabile che ci troveremo a fare i conti con altre chiusure legate alla pandemia, carenza di manodopera e un aumento dei prezzi delle commodity più a lungo del previsto. E tutto questo è destinato a ripercuotersi sulle nostre prospettive future e sulla nostra vita quotidiana.
In che modo la variante Omicron si sta ripercuotendo sulla nostra vita
L’inflazione e i problemi legati alla catena di approvvigionamento sono attualmente al centro delle discussioni tra economisti e sulle prime pagine dei giornali.
Tuttavia, sebbene si tratti di questioni reali per le nostre economie, agli occhi di un consumatore o di un investitore abituale, l’inflazione e le tensioni nelle catene di approvvigionamento possono apparire come termini in voga o concetti economici oscuri, che non dicono molto di come la situazione possa influenzare le loro vite e il loro portafoglio.
E intanto i rischi sono reali e le preoccupazioni aumentano: la settimana scorsa, i mercati sono crollati di 1.000 punti dopo una reazione istintiva degli investitori spaventati dalla nuova mutazione del COVID.
Ci eravamo appena abituati alla variante Delta, quando è arrivata Omicron, seminando incertezza sul futuro: sarà questa variante a portarci al punto di rottura?
Come già detto, resta ancora molto da capire di Omicron, e nessuno sa con certezza quello che succederà.
Ma, a prima vista, l’aumento dei contagi in Europa e l’atteggiamento sempre più prudente da parte dei consumatori e dei mercati potrebbero infliggere il colpo di grazia a molte aziende che utilizziamo o in cui investiamo ogni giorno.
Le compagnie aeree e gli hotel sono preoccupati dell’impatto di Omicron
L’industria dei viaggi sta già faticando a contenere gli effetti della variante Omicron sulle sue reti dopo che vari paesi, tra cui il Giappone, gli Stati Uniti e il Regno Unito, hanno imposto nuove restrizioni di viaggio per frenare la diffusione del virus.
“I trasportatori americani ed europei speravano che l’apertura dell’Atlantico avrebbe permesso loro di operare le tratte a lungo raggio con un effetto positivo sulla propria tesoreria, ma le restrizioni alle frontiere rendono ancora più difficile soddisfare la domanda”, ha dichiarato James Halstead, socio gerente presso la società di consulenza Aviation Strategy.
L’allarme maggiore arriva dal presidente della compagnia aerea Emirates, Tim Clark, che ha detto che Omicron potrebbe causare “traumi significativi” all’industria aeronautica, colpendo il settore dei viaggi proprio nel mese di dicembre, periodo di punta.
Ma il settore aereo non è l’unico a essere colpito: anche quello alberghiero, infatti, potrebbe essere tra le vittime.
Nel Regno Unito, i timori legati alla variante Omicron hanno portato a una marea di cancellazioni negli hotel, con i clienti che hanno dovuto cambiare i propri programmi per le festività.
Jonathan Fletcher, direttore di un Best Western nel Dorset, a sud-ovest dell’Inghilterra, ha dichiarato di aver ricevuto cancellazioni di eventi e pasti da parte dei clienti per tutta la settimana: “Questo sabato, dovevamo avere 100 persone a cena nel nostro ristorante. Ce ne saranno soltanto 12”.
È vero, può capitare a tutti di disdire la prenotazione di qualche cena, ma il fatto che siano in molti ad annullare viaggi e feste di fine anno è indice di un forte aumento dei timori e dell’incertezza legati all’attuale situazione economica mondiale.
Il morale dei consumatori è a terra
E se le preoccupazioni sul futuro da parte di aziende e servizi crescono, l’aumento dei prezzi di prodotti alimentari, gas e abitazione sta scalfendo il potere d’acquisto dei consumatori.
Negli Stati Uniti, quasi 1 famiglia su 2 prevede un calo del proprio reddito rivisto in base all’inflazione per l’anno prossimo.
Non sorprende che, secondo l’indice preliminare del morale dei consumatori dell’Università del Michigan, a novembre, il morale dei consumatori americani abbia toccato il livello minimo in 10 anni, per via del crescente aumento delle preoccupazioni relative all’incremento dei prezzi e all’impatto dell’inflazione sul proprio patrimonio.
“Un consumatore su quattro ha citato una riduzione inflazionistica del proprio standard di vita a novembre, e il maggiore impatto viene espresso dai consumatori con i redditi più bassi e più anziani”, ha detto il direttore del sondaggio, Richard Curtin.
Per questo, ci sono pochi dubbi che la possibile recrudescenza della pandemia dovuta alla variante Omicron abbia causato un misto di emozioni e preoccupazioni, dopo l’infrangersi delle speranze che questa potesse presto giungere alla fine.
Pertanto, l’evoluzione del morale dei consumatori potrebbe aggiungersi alle difficoltà attualmente incontrate dall’economia globale, ripercuotendosi sui mercati, causando altre svendite dettate dalla paura e influenzando il modo in cui gli investitori vedono il proprio portafoglio.
Il potenziale impatto di Omicron sull’oro
Sembrerebbe che, in mezzo a tutto il caos scatenato da Omicron, il prezzo dell’oro continui a reagire ai suoi fattori chiave “tradizionali”, come i dati sull’inflazione USA e la dinamica del dollaro americano.
E se i mercati continuano a registrare nuovi massimi storici, in totale disconnessione con le impressioni di consumatori e analisti, la percezione economica globale sembra essere sempre più dettata dalla paura e dai dubbi.
Per quanto riguarda l’oro, “la prospettiva di una crescita economica rallentata e di una persistente pressione inflazionistica potrebbe riaccendere il dibattito sulla ‘stagflazione’. L’oro potrebbe trarre vantaggio da questo contesto economico”, ha dichiarato l’analista di DailyFX Warren Venketas.
Ma anche il metallo giallo sembra essere legato ai dati di Omicron, e alcuni analisti sostengono che il prezzo dell’oro potrebbe aumentare se i timori riguardo ad Omicron dovessero persistere.
E questo avrebbe un senso perché, storicamente, l’oro va bene nei periodi d’inflazione elevata e d’incertezza economica.
Quindi, finché non ne sappiamo di più su questa variante e sulle sue possibili implicazioni economiche, e prima che i mercati subiscano nuove reazioni istintive dovute alle notizie legate ad Omicron, gli investitori potrebbero fare bene a mettere in sicurezza i propri risparmi e investimenti aggiungendo oro al proprio portafoglio.