Dopo il tracollo del mercato azionario dovuto al coronavirus, le principali società di private banking hanno iniziato a variare la ripartizione del portafoglio dell’1% dei loro clienti più ricchi, e uno dei vincitori di questa nuova ripartizione è l’oro.
Sebbene il mercato azionario si stia riprendendo, la diffusione del COVID-19 ha frenato drasticamente l’economia globale, sollevando dubbi sulla solidità dell’economia sottostante.
Inoltre, la maggior parte dei rendimenti obbligazionari sta andando a braccetto con i rendimenti negativi, trasformando l’oro e altri asset non produttivi in veri competitor nella ripartizione del capitale.
Pertanto, nell’era finanziaria post-COVID, i private banker stanno consigliando ai loro clienti di aumentare la propria esposizione al metallo giallo. UBS, la più grande società di gestione patrimoniale al mondo, ha previsto con molta probabilità che l’oro avrebbe raggiunto i 1.800 $ entro fine anno [N.d.E.: l’oro era addirittura più vicino ai 1.900 $ alla fine di dicembre del 2020].
I super ricchi vedono il finale di questa partita di ripartizione del capitale in un’ottica diversa, come spiega Lisa Shalett, Chief Investment Officer in Gestione patrimoniale di Morgan Stanley: "[Sono] molto solleciti della conservazione del patrimonio. E, per molti versi, hanno una visione storica più a lungo termine rispetto ad altri nostri clienti, quindi si preoccupano davvero dell’inflazione."
Poiché, nella maggior parte dei casi, i portafogli tendevano a essere carenti di metalli preziosi, questa svolta in favore dell’oro può davvero cambiare le carte in tavola nel mondo del private banking e della gestione patrimoniale.