In seguito alle recenti previsioni di aumento dell’inflazione e all’agitazione dei mercati obbligazionari, gli investitori speravano in un intervento della Federal Reserve per calmare i mercati e controllare l’inflazione.
Ma nel suo discorso pronunciato giovedì scorso, il presidente della Fed, Jerome Powell, si è mostrato cauto, provocando un sell-off dei mercati: il Dow e l'S&P 500 sono crollati, il Nasdaq ha azzerato i suoi guadagni annuali e il rendimento dei titoli di Stato americani a 10 anni ha raggiunto quota 1,6%.
Sebbene Powell abbia ammesso di aver messo in conto un incremento dell’inflazione con la ripresa dell’economia, egli ritiene che questo aumento sarà soltanto temporaneo.
Il presidente della Fed ha aggiunto che, qualora dovessero verificarsi “condizioni di disordine” nei mercati e nei rendimenti obbligazionari americani, verranno adottate misure concrete.
Ma questo non è bastato ad allontanare i timori che la Federal Reserve si stia muovendo con troppa cautela per contrastare quello che è percepito come un aumento reale delle previsioni d’inflazione.
Chi ha l’abitudine di leggere la nostra newsletter (o i giornali) saprà che l’incremento dell’inflazione a medio-lungo termine è dato per probabile. L’aumento dei prezzi delle materie prime costituisce, infatti, un chiaro indicatore dell’arrivo dell’inflazione (SPOTLIGHT #74, #72, #63), come pure una “sfrenata” emissione di moneta (SPOTLIGHT #75, #67).
Se poi si aggiunge il pacchetto da 1.900 miliardi di dollari di aiuti recentemente votato dal Senato degli Stati Uniti, unito ai deficit in forte espansione in molti paesi sviluppati, la bilancia sembra pendere sempre di più in direzione di un’inflazione più elevata nel prossimo futuro.
Se l’inflazione sostenuta dovesse prendere piede, sarebbe interessante osservare se l’attuale prezzo di acquisto dell’oro, al ribasso da 10 mesi, spingerà gli investitori a una nuova corsa all’oro.