L’impatto sull’oro del caos nella catena di approvvigionamento mondiale

The Spotlight

10 minuti di lettura

19 ott 2021

l’attuale crisi nella catena di approvvigionamento mondiale raffigurata nell’immagine di un aereo, un camion e una nave che attraversano il pianeta

La rapida diffusione del Covid ha seminato il caos nella catena di approvvigionamento globale, e la situazione potrebbe durare mesi. Ma che impatto può avere sull’economia e, soprattutto, sul prezzo dell’oro?

Vi state chiedendo perché tutto scarseggia, dalle auto all’elettronica, dai libri ai giocattoli, e perché alcuni negozi di alimentari sono a corto di prodotti in scatola?

La colpa è della tensione nella catena di approvvigionamento globale che collega i produttori alla linee di assemblaggio prima di distribuire il prodotto finale ai consumatori.

Il problema si è presentato poco dopo l’inizio della pandemia da COVID-19 e sembra stia solo peggiorando, e molti investitori in oro fisico si trovano a riflettere sulle possibili ripercussioni per l’economia globale.

Ma prima di cercare di capire come siamo finiti in questa situazione e cosa potrebbe voler dire per il prezzo dell’oro, rivediamo che cos’è esattamente la catena di approvvigionamento.

Che cos’è la catena di approvvigionamento?

Per dirla in maniera semplice, la catena di approvvigionamento (supply chain) è una rete creata tra una società e i suoi fornitori per produrre e quindi distribuire un prodotto o servizio specifico all’acquirente finale.

Le funzioni di una catena di approvvigionamento comprendono sviluppo prodotto, marketing, gestione, distribuzione, finanza e servizio clienti.

In altre parole, è il modo in cui il vostro iPhone, la vostra auto o il vostro nuovo divano arriveranno dalla fabbrica fino a voi.

Ma cosa sta succedendo esattamente?

Fino a poco tempo fa, in qualità di consumatori, difficilmente ci mettevamo a pensare a come i prodotti che acquistavamo arrivassero fino a noi. Ma le cose sono cambiate.

Come avrete notato, i nostri acquisti online hanno tempi di attesa più lunghi, alcuni scaffali dei supermercati sono vuoti e i mobili ci mettono mesi, non settimane, ad arrivare.

Il motivo di tutto questo caos sono le crescenti perturbazioni nella catena di approvvigionamento globale. Ma vediamo nel dettaglio cosa sta succedendo.

L’impatto della pandemia da COVID-19 sulla catena di approvvigionamento

La pandemia ha senza dubbio avuto un impatto maggiore sul funzionamento della catena di approvvigionamento globale: i vari lockdown nazionali hanno rallentato il flusso delle materie prime e dei prodotti finiti, perturbando la produzione e le fasi successive della catena.

La pandemia ha causato:

  • Un accesso limitato ai fornitori principali: l’Europa e gli Stati Uniti dipendono fortemente da fornitori cinesi e da altri fornitori stranieri in aree strategiche come materie prime, componenti farmaceutici e semiconduttori. Ma a causa della chiusura delle fabbriche per via della pandemia e delle strozzature in ogni anello della catena di approvvigionamento (manodopera, container, spedizione e porti), molte aziende hanno visto interrompersi i collegamenti coi propri fornitori principali e si sono trovate costrette a rallentare la produzione.

Lo spiega John Rutledge, analista di investimenti per Safanad: “La natura stessa delle epidemie fa sì che non siano caratterizzate soltanto da un’ondata di infezione ‘una tantum’, ma da numerose ondate di infezione [...]. Principalmente, ci si trova a produrre più lentamente, ed è questo che colpisce il PIL. Se non si ricevono i materiali di cui si ha bisogno, non si può far altro che rallentare la produzione”.

  • Carenza di manodopera: il Covid ha obbligato molte persone a rimanere a casa, ha costretto intere città a rimanere in lockdown e, in generale, ha perturbato la forza lavoro in molti paesi, creando carenza di manodopera in tutto il pianeta.

“Non è chiaro quanti di questi lavoratori abbiano paura di andare al lavoro, non vogliano andare al lavoro o abbiano ancora soldi in abbondanza. Ma mi pare sia molto chiaro che questa carenza di manodopera non è destinata a scomparire tra 3, 6 o 12 mesi”, ha aggiunto Rutledge.

  • Dipendenza dalle importazioni cinesi: come detto in precedenza, l’Europa dipende fortemente dalle importazioni dalla Cina. L’anno scorso, la Cina ha spodestato gli Stati Uniti, diventando per la prima volta nella storia il principale partner commerciale dell’Europa. Ecco perché qualsiasi problema legato alla catena di approvvigionamento cinese può avere ripercussioni significative.

“Una delle cose messe in evidenza dal COVID-19 è il rapido cambiamento che è avvenuto in termini di massa critica delle catene di valore che si sono sviluppate in Cina tra il 2003 [...] e il 2019”, spiega Alex Capri, Visiting Senior Fellow alla Business School della National University of Singapore.

E anche se le aziende manifatturiere cinesi dovessero riprendere a lavorare a pieno regime, “alcuni paesi e alcune regioni del mondo potrebbero essere nuovamente colpiti da un calo delle forniture di uno dei loro partner commerciali, e viceversa”, dichiara Bruce Pang, responsabile della ricerca macro e strategica presso China Renaissance Securities.

Ingorghi nei porti e negli hub

  • Perturbazioni del trasporto mondiale: com’è noto, il Covid ha causato la chiusura parziale o temporanea di molti porti negli Stati Uniti, in Europa e in Asia, con un impatto significativo su molti hub essenziali per la logistica. Se poi si aggiungono le nuove formalità amministrative e le misure di sicurezza legate al Covid, si capisce come la logistica sia diventata un vero e proprio incubo in ogni fase della catena. E le cose sono peggiorate dopo le recenti inondazioni e gli eventi meteorologici avversi che hanno colpito l’Europa, danneggiando alcune rotte essenziali per l’approvvigionamento del continente.
  • Strascichi del blocco del canale di Suez: anche se la Ever Given, la gigantesca nave portacontainer che ha bloccato il canale di Suez, è ormai libera, la situazione è lungi dall’essere ritornata alla normalità. Secondo gli esperti, l’impatto del blocco potrebbe avere ripercussioni per mesi sulla catena di approvvigionamento mondiale. Nel 2020, prima di questo incidente, in media, più di 50 navi attraversavano ogni giorno il canale di Suez, pari a circa il 12% del commercio globale.

“Possiamo anche celebrare il successo della liberazione della nave e dello sblocco di Suez, ma la storia non finisce qui. Continuerà a creare ritardi nei porti e, di conseguenza, nelle altre modalità di consegna, senza contare il caos che ne deriverà”, ha dichiarato Douglas Kent, vicepresidente esecutivo di strategie e alleanze presso l’Association for Supply Chain Management.

Una preoccupante carenza di container

A causa del Covid, dell’incidente nel canale di Suez e di altri fattori geopolitici, i prezzi del trasporto sono esplosi, raggiungendo livelli mai visti. Se, prima della pandemia, un singolo container di merci spedite da Shanghai a Los Angeles costava 1.500 $, lo stesso container ora può costare fino a 30.000 $.

In conclusione, un misto di Covid e di sfortuna ha causato un pasticcio che sembra “non avere precedenti nella storia dell’economia recente”.

Quali sono le conseguenze?

Le conseguenze sono numerose e di vasta portata. Ma concentriamoci sulle 3 principali che avranno l’impatto maggiore sulla nostra vita.

Carenza di chip per computer

Oggi, i chip per computer (o semiconduttori) servono a produrre milioni di prodotti di uso quotidiano: automobili, smartphone, lavatrici, ecc. Ma a seguito della pandemia, si riscontra una crescente carenza di questi chip di alta qualità per computer.

Com’è potuto accadere? Beh, sono successe varie cose:

  • Le fabbriche di chip hanno chiuso durante i lockdown per COVID: alcuni stabilimenti hanno dovuto chiudere per svariate settimane per permettere la sanificazione laddove alcuni lavoratori avevano contratto il Covid-19.
  • Una serie di disastri naturali ha colpito la fornitura di chip: una tempesta invernale in Texas ha causato la chiusura di varie fabbriche di semiconduttori e un incendio in uno stabilimento in Giappone ha causato ritardi nella produzione.
  • La domanda di chip è aumentata con il crescere della domanda di beni durevoli (quali automobili e elettrodomestici) da parte dei consumatori: attualmente, la produzione automobilistica è fortemente vincolata alla disponibilità di chip, ed è uno dei motivi principali per cui, in alcune zone, i prezzi delle auto usate sono quasi uguali a quelli delle auto nuove.

Inflazione

Attualmente, questi ritardi e questa carenze stanno dando origine a un altro problema ben noto e assai temuto: l’inflazione.

  • Secondo uno studio dell’IHS Markit PMI sulla produzione mondiale, i ritardi nei tempi di consegna hanno raggiunto livelli record da un quarto di secolo. Di conseguenza, questa situazione senza precedenti ha causato uno degli aumenti più rapidi dei prezzi nell’ultimo decennio.
  • Inoltre, l’approvvigionamento non può tenere il passo con il livello dell’attuale domanda di mercato, che a sua volta alimenta l’inflazione dei prezzi.

E visto che, dall’inizio della crisi da Covid, molti governi si sono lanciati in una corsa alla stampa di moneta, la combinazione dell’aumento dei prezzi e del forte incremento dell’offerta di moneta (ovvero la moneta disponibile all’uso nell’economia) comincia ad assomigliare sempre più alla ricetta perfetta per l’inflazione.

Problemi energetici

Infine, non vanno dimenticati i problemi energetici a livello mondiale, che hanno radici che vanno ben al di là della pandemia da COVID-19. Ma l’energia gioca un ruolo importante nella produzione di molti beni e servizi. E se l’energia e le rotte commerciali internazionali sono in difficoltà, l’impatto è destinato a farsi sentire anche in altre parti dell’economia.

Il settore energetico sta attualmente affrontando due difficoltà maggiori:

  • Molti paesi hanno cercato di passare a fonti energetiche più ecologiche, senza offrire alternative sufficienti: di conseguenza, la Cina ha riscontrato alcune carenze importanti di elettricità che hanno causato blackout e interruzioni di corrente alla seconda economia mondiale. Questo ha avuto delle ripercussioni non soltanto sulla capacità di produzione della Cina, andando ad aumentare le tensioni nella catena di approvvigionamento nazionale, ma ha anche aggiunto una domanda inaspettata alla già tesa catena di approvvigionamento energetico da parte di una delle maggiori economie globali.
  • Domanda crescente di gas naturale: mentre la ripresa dalla pandemia continua, l’offerta di gas naturale si è rivelata insufficiente a soddisfare le nuova domanda. Principalmente perché la produzione di gas è diminuita nelle prime fasi della pandemia, e la ripresa è stata più rapida di quanto avesse previsto il settore energetico. Pertanto, l’UE rischia di non avere riserve energetiche sufficienti per l’inverno in arrivo, mentre il Regno Unito ha subito un incremento del 700% dei prezzi del gas naturale nell’ultimo anno.

“L’Europa si trova tra l’incudine e il martello. Con i mercati del gas naturale liquefatto (GNL) in tensione da quasi un anno, e la Russia che si trova ad affrontare problemi a monte e infrastrutturali, le due principali fonti flessibili di approvvigionamento di gas per l’Europa non si sono manifestate”, ha dichiarato Per Samer Moses, manager di Global LNG Analytics presso S&P Global Platts.

E la situazione potrebbe addirittura peggiorare:

“Considerato l’esaurimento degli stock nella regione, ogni minima notizia ottimista, che riguardi il meteo o un’interruzione delle forniture, è in grado di inviare i mercati a una guerra di prezzi al rialzo, mentre i fondamentali indicano che il mercato dovrà compensare la distruzione della domanda, una tendenza già riscontrata nell’industria sia in Asia che in Europa”, ha aggiunto.

Che impatto può avere la crisi della catena di approvvigionamento sul prezzo dell’oro?

Considerati i drammatici eventi degli ultimi mesi, non sorprende che i mercati rimangano volatili, con molti investitori preoccupati per l’impatto che la situazione potrebbe avere sui loro investimenti in oro fisico.

Ma sembrerebbe che, in mezzo a tutto questo caos legato alla catena di approvvigionamento, il prezzo dell’oro stia reagendo ai fattori chiave “tradizionali”, come i dati sull’inflazione USA e la dinamica del dollaro americano.

È quello che spiega Nicky Shiels, responsabile della strategia metalli di MKS PAMP GROUP: “Il movimento dei prezzi è stato noioso con una tendenza al ribasso che non ha funzionato; ha reagito in maniera costruttiva al “buon vecchio principio” per cui l’inflazione fa alzare i prezzi [dell’oro] [..]. L’oro continua a puntare ai 1.800 $ e ha mantenuto i guadagni post-CPI”.

Altri analisti hanno osservato una domanda potenzialmente crescente di oro come bene rifugio privilegiato da molti investitori in un periodo di incertezza economica come quello odierno.

“L’oro entra in un periodo in cui i rischi superano ormai la ripresa del commercio, e assisteremo a un afflusso crescente verso l’oro come bene rifugio. Si tratta di un’inversione di tendenza maggiore e molto positiva per l’oro”, ha dichiarato Edward Moya, analista dei mercati senior di OANDA.

Insomma, qual è la morale della favola?

Ovviamente, vogliamo tutti sapere quando la catena di approvvigionamento tornerà alla normalità, per poter acquistare un nuovo divano e farcelo consegnare rapidamente.

Ma, secondo Alex Capri, sembrerebbe che dovremo abituarci a questa nuova realtà: “Non credo che le cose torneranno alla normalità come l’abbiamo conosciuta negli ultimi due decenni. Ora siamo in un’epoca completamente diversa e la globalizzazione, così come l’abbiamo conosciuta in passato, è finita”.

Tim Uy di Moody’s Analytics fa eco a questa analisi con la sua previsione, e dichiara che le cose “peggioreranno prima di migliorare.”

“I controlli alle frontiere e le restrizioni alla mobilità, l’indisponibilità di un pass vaccinale globale e l’aumento della domanda dovuto ai lockdown si sono uniti in una tempesta perfetta in cui la produzione globale si troverà ad essere frenata dai ritardi nelle consegne, i costi e i prezzi aumenteranno e la crescita del PIL a livello mondiale sarà più debole del previsto”, ha detto Uy.

Vista la direzione ancora poco chiara dell’attuale situazione economica, gli investitori potrebbero aver ragione nel voler proteggere con un bene rifugio il proprio portafoglio d’investimenti dai problemi persistenti legati alla catena di approvvigionamento mondiale.

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