Guida completa alle tasse sugli investimenti in Italia

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15 minuti di lettura

25 mag 2023

Uno schermo con una tabella fiscale, una calcolatrice, un grafico e un diagramma a torta con vicino una pila di monete d’oro in dollari su sfondo rosa.

Stai pensando di arricchire il tuo portafoglio d’investimenti con azioni, criptovalute, metalli preziosi o ETF? Prima di prendere qualsiasi decisione, è importante informarsi sulle imposte in vigore per questi asset in modo da trarne il massimo vantaggio ed evitare brutte sorprese.

Immagina di aver costruito, anno dopo anno, un buon portafoglio d’investimento, efficace e diversificato. 💰 Ma, giunto il momento di mettere le mani sui tuoi rendimenti, scopri di dover pagare delle imposte che non avevi messo in conto. Per evitare questo genere di sorprese, è importante sapere fin da subito quali sono le tasse sui metalli preziosi e gli altri investimenti in modo da fare scelte consapevoli e ottimizzare la tua strategia di risparmio e investimento.

Vuoi sapere quali tasse sugli investimenti dovrai pagare? Allora sei nel posto giusto! In questo articolo abbiamo raccolto alcune informazioni utili riguardo alla tassazione in vigore in Italia sui vari tipi di asset, dalle azioni alle criptovalute fino ad arrivare ai metalli preziosi. Ricordati, però, che la legge è soggetta a continue modifiche – per questo è importante tenersi aggiornati e consultare sempre un professionista del settore prima di prendere qualunque decisione.

Tasse sugli investimenti: la tassazione delle azioni

Un uomo che tiene in mano una lente d’ingrandimento con un albero dei soldi, monete in dollari americani, grafici e una calcolatrice.

Che cos’è un’azione?

Un’azione rappresenta una porzione del capitale di una società. 🍰 Ciò significa che, acquistando un’azione, si diventa proprietari di una piccola parte della società stessa.

Il prezzo di un’azione varia in base alla domanda e all’offerta e indica il valore di una società secondo gli investitori. La percezione di questi ultimi dipende da molti fattori, come lo stato di salute finanziario dell’azienda, i risultati, la reputazione, le politiche interne e così via.

Che cos’è una plusvalenza (o capital gain)? 📈

Immagina di aver comprato un’azione per 100 € e di rivenderla a 150 €: la differenza (pari a 50 €) costituisce la tua plusvalenza.

Una plusvalenza rappresenta quindi la differenza positiva tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto di un asset finanziario. È detta anche capital gain perché costituisce un guadagno di capitale dovuto all’aumento di valore dell’asset su cui hai investito.

Come sono tassate le plusvalenze?

In Italia, le tasse sugli interessi e i guadagni di natura finanziaria sono disciplinate dal Decreto Legge n. 66/2014 che prevede un’imposta sulle plusvalenze (o capital gain) del 26%.

Questa imposta sul reddito da investimenti si applica a tutti i guadagni in conto capitale (compresi i dividendi) che derivino da azioni, obbligazioni, ETF e fondi comuni.

Le plusvalenze sui titoli di Stato (ovvero BOT, BTP, CCT e CTZ) e i titoli emessi da altri enti pubblici (come regioni, province e comuni) o da stati esteri appartenenti alla cosiddetta “white list” (ovvero una lista dei paesi con i quali è attuabile uno scambio di informazioni) beneficiano, invece, di un’aliquota ridotta del 12,5%.

Che cos’è una minsuvalenza (o capital loss)? 📉

Una minusvalenza, detta anche capital loss, è la perdita nella quale si incorre quando un asset finanziario viene venduto ad un prezzo più basso del prezzo di acquisto. In alcuni casi è possibile recuperare le minusvalenze utilizzandole per abbattere la tassazione di eventuali plusvalenze future (attraverso un “credito fiscale”). È il caso degli strumenti che generano “redditi diversi”, come azioni, obbligazioni, future ed altri. Invece, i cosiddetti “redditi di capitale” (come ETF, fondi comuni, dividendi e cedole) non consentono di recuperare le minusvalenze.

💡Che differenza c’è tra redditi di capitale e redditi diversi?

I proventi di natura finanziaria, ovvero i guadagni derivanti dai tuoi investimenti, possono essere suddivisi in due grandi famiglie: i redditi di capitale e i redditi diversi.

I redditi di capitale sono redditi derivanti dall’impiego di capitale per i quali si ha la “certezza” dell’incasso di proventi. Rientrano in questa categoria gli interessi e i proventi derivanti da mutui, depositi, conti correnti, cedole, dividendi e plusvalenze derivanti da fondi attivi, ETF e SICAV.

Questi redditi:

- sono certi nella realizzazione ma incerti nella quantità

- non possono essere negativi, ma solo positivi o nulli

I redditi diversi, invece, sono proventi generati dalla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita di un investimento. Si tratta di redditi che:

- sono incerti sia nella realizzazione che nella quantità

possono essere sia positivi (plusvalenze) che negativi (minusvalenze)

Rientrano in questa categoria le plusvalenze e minusvalenze realizzate dalla cessione di azioni, obbligazioni, criptoattività, derivati, nonché le minusvalenze su ETF, fondi attivi e SICAV e i proventi derivanti dalla detenzione di criptoattività.

Tasse sugli investimenti: le imposte sulle criptovalute

Un portafoglio blu con un diagramma a torta e Bitcoin su sfondo rosa.

Dopo anni di vuoto normativo, la Legge di bilancio italiana del 2023 è intervenuta per regolamentare la tassazione delle criptovalute. Ma vediamo innanzitutto che cos’è una criptovaluta. 💹

Che cos’è una criptovaluta?

Una criptovaluta (o valuta digitale) è un tipo di moneta digitale creata attraverso un sistema di codici. Le criptomonete funzionano in modo autonomo, al di fuori dei tradizionali sistemi bancari, e utilizzano la crittografia per rendere sicure le transazioni. Le transazioni effettuate con criptovalute sono registrate in una blockchain, ovvero un registro pubblico decentralizzato. La creazione di nuove unità è definita “mining” e consiste nell'unire in una blockchain le nuove transazioni sotto forma di blocchi per mezzo di un software specifico.

La creazione della prima valuta digitale risale al 2009 con il Bitcoin, che rimane tuttora la criptomoneta più conosciuta, sebbene ne esistano più di mille. Inizialmente, le criptomonete sono state create come forma di pagamento alternativa online.

Come funziona la tassazione delle criptovalute?

Le criptovalute sono considerate strumenti finanziari che generano redditi diversi e sono quindi sottoposte alla relativa tassazione. La Legge di Bilancio 2023 ha confermato che il reddito da investimenti in criptovalute è soggetto a un’imposta del 26%. Questa regola, però, viene applicata soltanto in due casi:

  1. Se la plusvalenza supera i 2.000 euro nel periodo d’imposta: se in un anno realizziamo una sola transazione e guadagniamo 1.000 euro, non saremo soggetti ad alcuna tassa. La soglia di 2.000 euro tiene conto anche di eventuali minusvalenze, quindi se con due operazioni guadagniamo 3.000 euro ma, nel corso dell’anno, ne perdiamo 5.000, il saldo sarà negativo e quindi non dovremo pagare tasse.
  2. Se la giacenza media delle criptovalute supera i 51.645,69 €.

Inoltre le plusvalenze devono soddisfare i seguenti criteri:

  • Le plusvalenze sono la differenza tra l’importo percepito e il valore d’acquisto.
  • È necessario documentare con esattezza il costo d’acquisto delle criptovalute.
  • Il passaggio da una criptovaluta ad un’altra non genera plusvalenze: le plusvalenze vengono generate soltanto con la conversione di una criptovaluta in euro oppure in un altra valuta fiat.

La Legge di Bilancio ha introdotto un’ulteriore aliquota del 14%, che sostituisce quella del 26%, per chi non è in possesso dei documenti che attestino l’effettivo valore d’acquisto delle crypto. Questa imposta sostitutiva va pagata entro il 30 giugno 2023.

Non dimenticare, che alla fine dell’anno hai l’obbligo di dichiarare tutte le criptovalute in tuo possesso nella dichiarazione dei redditi, indipendentemente dalla quantità.

❗La tassazione delle crypto è un argomento complesso e in continua evoluzione, perciò ti consigliamo di consultare un esperto del settore prima di investire nelle monete digitali.

Tasse sugli investimenti: la tassazione dell’oro e dei metalli preziosi

Calcolatrici in oro e argento che riproducono lingotti d’oro e d'argento.

A differenza di azioni e criptovalute, l’oro e i metalli preziosi sono asset fisici. Si tratta di metalli rari, che vengono utilizzati per vari scopi (gioielleria, industria, riserve delle banche centrali, investimento). I più conosciuti, oltre all’oro, sono l’argento, il platino e il palladio. Storicamente, i metalli preziosi vengono considerati dei beni rifugio: l’oro, in particolare, è un bene molto gettonato per via della sua tendenza ad aumentare di valore a lungo termine. Basti pensare che il prezzo dell’oro negli ultimi 20 anni è cresciuto del 500%! 💸

Che cos’è l’oro da investimento?

L’oro da investimento è una forma di investimento che consiste nell’acquistare lingotti e monete d’oro al fine di costruirsi un patrimonio e diversificare il proprio portafoglio d’investimenti. Inoltre, l’oro viene spesso utilizzato per fare regali ad amici e parenti (più avanti ti spiegheremo quali tasse sono previste in caso di eredità e donazione).

L’approvazione della Legge n. 7/2000 ha consentito ai privati residenti in Italia di comprare e vendere oro da investimento, inteso come:

  • lingotti d’oro da 1 grammo in su con una purezza pari o superiore ai 995 millesimi
  • monete d’oro 🪙 con una purezza di almeno 900 millesimi, coniate dopo il 1800, aventi (o aventi avuto) corso legale nel Paese di origine e vendute a un prezzo che non superi dell’80% il valore corrente dell’oro sul mercato libero

Non rientra quindi nella definizione di oro da investimento l’oro industriale o da gioielleria. 💍

💡È obbligatorio dichiarare il possesso di oro da investimento?

A differenza di altri asset, in Italia l’oro da investimento non è soggetto alla dichiarazione di possesso ad eccezione delle transazioni di importo pari o superiore a 12.500 € che vanno comunicate all’UIF (Unità d’Informazione Finanziaria), sia nel caso siano effettuate sul territorio nazionale che da o verso l’estero.

Come viene tassato l’oro da investimento in Italia?

In Italia l’oro può costituire un’ottima soluzione di investimento per due motivi:

  1. È esente IVA
  2. È esentasse sia in fase di acquisto che di possesso

Se stai pensando di comprare oro o metalli preziosi, dai un’occhiata alle nostre previsioni relative al prezzo dell’oro. 📊

Tuttavia, l’oro è soggetto a tassazione nel caso in cui la vendita generi una plusvalenza (ovvero un guadagno dovuto al maggior valore di vendita rispetto al valore di acquisto). Come per tutte le altre rendite finanziarie, le plusvalenze saranno soggette al pagamento di un’imposta del 26% sul capital gain.

Quindi, se compri un lingotto d’oro a 500 € e lo rivendi a 600 €, otterrai una plusvalenza di 100 € sulla quale dovrai pagare un’imposta pari a 26 € (ovvero il 26% del tuo guadagno). Attenzione: per poter determinare l’ammontare della plusvalenza, è necessario fornire una prova del prezzo di acquisto. Ricordati quindi di conservare la fattura del prodotto. 🧾 In caso contrario, il fisco presuppone che vi sia stata una plusvalenza del 25% e dovrai quindi pagare il 26% sul 25% del totale corrisposto per la vendita. Questo aspetto è particolarmente importante per chi compra oro in grossi quantitativi!

Vediamo un esempio concreto:

Ecco un esempio di ciò che intendo

La fattura è ancora più importante nel caso di una minusvalenza, ovvero una perdita tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto. Senza fattura, infatti, saresti tenuto a pagare le tasse secondo i parametri che abbiamo appena citato. Dimostrando il prezzo di acquisto, invece, potrai compensare le minusvalenze con le plusvalenze ottenute entro 4 anni.

Quali tasse sono previste in caso di donazione o eredità?

Come già detto, l’oro può essere un’ottima idea regalo 🎁 per trasmettere un patrimonio ad amici e parenti. Ma forse ti starai chiedendo se sia necessario consegnare la fattura d’acquisto alla persona che riceve il lingotto o la moneta. La risposta è no! Non è necessario, visto che la fattura sarà a nome del donatore, mentre la rivendita verrà poi effettuata dalla persona che ha ricevuto il regalo. In caso di vendita, quest’ultima pagherà semplicemente le tasse sul 25% della somma ottenuta.

In caso di eredità, se tra i beni da “tramandare” è presente oro da investimento, sarà necessario inserire nella dichiarazione di successione il valore dell’oro ricevuto. Tale valore concorrerà al calcolo dell’imposta di successione, che in Italia varia in base al valore dei beni e al grado di parentela.

L’imposta di successione in Italia

Coniugi e parenti in linea retta: esenti da imposta di successione fino a 1 milione di euro per beneficiario; oltre 1 milione imposta al 4%.

Fratelli e sorelle: esenti da imposta di successione fino a 100.000 euro per beneficiario; oltre imposta al 6%.

Soggetti diversi: aliquota fissa all’8%.

Tasse sugli investimenti: conclusioni

Come avrai capito, per massimizzare i profitti e gestire al meglio il tuo portafoglio finanziario è necessario conoscere e tenere in considerazione la tassazione sugli investimenti, che si tratti di azioni, crypto, metalli preziosi o qualunque altro asset.

💡 Ecco le informazioni chiave da non dimenticare:

  • Capire la tassazione in vigore può aiutarti a ottimizzare la tua strategia d’investimento e trarre il massimo vantaggio dai tuoi investimenti.
  • Gli asset finanziari possono generare diversi tipi di reddito, che sono soggetti a regole e imposte diverse.
  • Le normative fiscali sono soggette a continue evoluzioni, perciò è importante tenersi aggiornati e consultare un consulente fiscale per prendere decisioni consapevoli e ottenere una consulenza personalizzata in base alla propria situazione.
  • La compravendita di azioni, criptovalute e metalli preziosi in Italia è soggetta a un’imposta sulle plusvalenze (o capital gain) del 26%. I titoli di Stato e simili beneficiano invece di un’aliquota ridotta pari al 12,5%.
  • L’imposta sulla successione in Italia varia in base al valore dei beni ricevuti e al grado di parentela.
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