L’anno scorso, a Johannesburg, i paesi del blocco noto come BRICS hanno annunciato la loro intenzione di creare una moneta unica, con l'intento di favorire gli scambi commerciali fra le economie emergenti che compongono l'asse.
Questo annuncio, che è di fatto un tentativo di rompere l'egemonia del dollaro statunitense sull’economia globale, ha scatenato vivaci dibattiti tra investitori ed economisti in tutto il mondo, poiché potrebbe avere implicazioni significative per i mercati globali e anche sul prezzo dell'oro. Inoltre, esistono alcuni dubbi sulla sua fattibilità, dovuti ad alcune tensioni geopolitiche tra paesi facenti parte dell’asse stesso.
Vediamo insieme cosa vuol dire BRICS, che paesi compongono questo aggregato geo-economico, le ragioni dietro al desiderio di una moneta comune BRICS, i vantaggi e le difficoltà legate alla creazione e adozione di questa nuova valuta e, soprattutto, il suo possibile impatto sul dollaro e sull’oro.
Chi sono i BRICS?
BRICS è un acronimo che individua, tradizionalmente, cinque paesi: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Questi vantano alcune caratteristiche comuni, come la condizione di economie in via di sviluppo, una forte crescita del PIL e della quota nel commercio mondiale negli ultimi anni, ma anche da un territorio particolarmente vasto e ricco di abbondanti risorse naturali strategiche e da una popolazione numerosa.
L'acronimo "BRIC", che non includeva ancora il Sud Africa inizialmente, è stato creato nel 2001 dall'economista della Goldman Sachs Jim O'Neill, per identificare le economie in rapida crescita destinate a diventare i principali attori dell'economia mondiale entro il 2050.
La crescente rilevanza di questo nuovo aggregato geo-economico, accompagnata dall'emergere di nuovi forum e meccanismi di concertazione internazionale come il G20, apre spazi d'intervento inediti per queste potenze emergenti. Questi attori sono chiamati, da un lato, a competere sulla scena globale con i ruoli tradizionalmente detenuti dagli Stati Uniti e dalle altre potenze economiche occidentali, e dall'altro, a rivendicare una leadership condivisa all'interno della comunità internazionale.
I cinque paesi che, storicamente, compongono l’asse dei BRICS hanno più del 42% della popolazione globale, circa il 25% della totale estensione del globo terrestre, il 20% del PIL mondiale, e quasi il 17% del commercio internazionale.
Durante un summit a Johannesburg nel 2023, i BRICS hanno ufficialmente invitato ad unirsi al gruppo Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran. Di questi, solo Egitto, Emirati Arabi, Etiopia e Iran sono ufficialmente diventati membri effettivi a partire dal 1º gennaio 2024. Oggi, si parla di BRICS+.
I perché dietro alla moneta unica BRICS
Le nazioni BRICS sono motivate a creare una valuta comune per diverse ragioni strategiche ed economiche.
Una delle principali spinte è la crescente aggressività con cui gli Stati Uniti utilizzano il dollaro come strumento di pressione geopolitica, imponendo sanzioni che attualmente colpiscono una parte significativa dell'economia globale e delle riserve petrolifere mondiali. Stiamo parlando del 29% dell'economia globale e del 40% delle riserve petrolifere mondiali.
Il rapporto, "The Human Consequences of Economic Sanctions", dell'economista Francisco Rodríguez, che ha esaminato 32 studi sull'impatto delle sanzioni economiche sugli standard di vita, ha mostrato come 30 di queste analisi hanno riscontrato cali significativi negli standard di vita nei paesi presi di mira dalle sanzioni, tra cui Afghanistan, Iran e Venezuela, tre casi di studio che dimostrano come le sanzioni contribuiscano a peggiorare le condizioni di vita della popolazione.
Questa situazione, insieme al desiderio di un sistema finanziario più equilibrato e multipolare, ha indotto molte economie, tra cui quelle dei BRICS, a cercare di ridurre la loro dipendenza dal dollaro statunitense.
La creazione di una valuta BRICS alternativa, quindi, potrebbe rappresentare una sfida al predominio del dollaro, ma anche dell'euro e di altre valute principali nel commercio e nella finanza internazionale. In particolare, paesi come Russia e Iran, già esclusi dall'accesso al dollaro, e la Cina, che teme di essere esclusa in futuro, vedono in questa iniziativa un'opportunità per proteggere la loro sovranità economica e rafforzare la loro posizione nel panorama finanziario globale.
Sogno o realtà?
La fattibilità di una valuta unica tra i BRICS è uno degli elementi più discussi di questo progetto.
Come sottolineato dal viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov, la questione presenta una certa "complessità". "La sua attuazione, come tutti comprendiamo - ha spiegato Ryabkov - comporta, tra le altre cose, aspetti come la creazione di un unico centro di emissione, la creazione di una Banca Centrale che fissa un tasso di sconto comune, la possibilità delle banche dei Paesi membri di chiedere prestiti alla Banca Centrale”.
La Russia, insieme all’Iran, è sicuramente uno dei paesi BRICS più interessati alla buona riuscita del progetto, a causa delle sanzioni imposte dagli USA. "La creazione di una nuova moneta unica nel quadro dell’associazione è ciò su cui stanno lavorando Russia e Iran", ha affermato l'ambasciatore iraniano in Russia, Kazem Jalali. Lo stesso ha anche ricordando che, oltre ad avere proficue relazioni commerciali, "oltre il 60% del commercio bilaterale avviene in rubli e rial".
Inoltre, il futuro della moneta unica tra i paesi BRICS dipenderà anche dalla strategia di integrazione di questa nuova moneta comune. Si possono infatti delineare diversi scenari:
- 🤝 La convivenza tra le valute locali e questa moneta BRICS, che potrebbe essere utilizzata essenzialmente nel commercio internazionale e/o in transazioni specifiche, come ad esempio per le materie prime;
- 📈 Una graduale sostituzione delle valute locali a vantaggio di questa valuta comune, come è successo ai paesi della zona euro nel 2002.
Per via di queste complessità, il banchiere d'investimento Jim Rickards ha dichiarato durante una conferenza a New Orleans che l'euro potrebbe rappresentare un buon modello per la valuta BRICS. Questo perché i membri BRICS potrebbero far funzionare la valuta senza la necessità di adottare una politica fiscale comune, anche se è improbabile che la valuta BRICS sia supportata da una banca centrale (l'euro è sostenuto dalla Banca centrale europea). In linea teorica, Rickards sostiene che una valuta BRICS potrebbe essere sostenuta dall'oro, in particolare da una riserva specifica di questo metallo prezioso.
Stabilità economica e commercio internazionale
L'introduzione della nuova valuta BRICS potrebbe avere altre implicazioni enormi per la stabilità economica e il commercio internazionale:
- Commercio: la creazione di una moneta unica BRICS potrebbe semplificare il commercio tra i paesi membri, eliminando la necessità di effettuare molteplici conversioni di valuta e favorendo lo sviluppo del commercio intra-BRICS e la cooperazione economica. Allo stesso tempo, i paesi al di fuori del blocco BRICS potrebbero incontrare difficoltà di adattamento.
- Stabilità economica: l'implementazione di una moneta unica BRICS alternativa al dollaro, dopo un periodo iniziale di adattamento, potrebbe favorire una maggiore stabilità economica tra i paesi membri, riducendo la loro dipendenza da valute esterne e favorendo un maggiore controllo sulle politiche monetarie interne.
- Geopolitica: l'introduzione di una valuta BRICS potrebbe alterare le dinamiche di potere geopolitico, potenzialmente riducendo l'influenza delle istituzioni finanziarie occidentali e rafforzando le posizioni strategiche delle nazioni BRICS, con conseguenti nuove alleanze e partnership commerciali.
Le prospettive per il dollaro
Se la valuta comune proposta dai BRICS fosse adottata (e se lo fosse in sostituzione delle valute ufficiali dei rispettivi paesi), potrebbe diventare una delle valute più diffuse a livello mondiale. Attualmente, i paesi BRICS contano una popolazione di 3,3 miliardi di persone, in contrasto con i 800 milioni presenti nei paesi del G7.
Di conseguenza, la domanda di dollari potrebbe diminuire in modo significativo, causando una riduzione del suo valore. Tuttavia, il dollaro è oggi considerato una riserva di valore proprio a causa della sua predominanza nel commercio globale, con molti operatori che lo impiegano per una vasta gamma di transazioni.
L'introduzione di questa nuova valuta comune ai BRICS potrebbe gettare le basi per un nuovo sistema monetario globale, causando un indebolimento della valuta USD e un sistema monetario frammentato e, per questo, più equo.
La nuova valuta BRICS sarebbe sostenuta dall'oro?
Sebbene non esista ancora un piano formale per una valuta BRICS sostenuta dall'oro, questa ipotesi non è da escludere, dato che i paesi BRICS detengono quasi un quinto delle riserve auree globali nelle loro banche centrali.
Negli ultimi anni, questi paesi, insieme ad altri membri associati, hanno incrementato significativamente le loro riserve di oro, segnalando un possibile orientamento verso una valuta alternativa al dollaro statunitense.
Questa strategia è stata chiaramente espressa dalla Russia, che nel 2021 ha annunciato che le proprie riserve auree avevano superato quelle in dollari.
Anche la Cina, negli ultimi anni, ha adottato la stessa tattica. I funzionari della banca centrale, la People's Bank of China (PBOC), non hanno mai rilasciato dichiarazioni pubbliche sul motivo che li abbia spinti a riprendere gli acquisti di oro a novembre 2022, dopo una pausa di oltre tre anni. Tuttavia, la tempistica di questa ripresa è abbastanza ovvia. Le acquisizioni sono iniziate solo otto mesi dopo che le sanzioni occidentali avevano congelato 300 miliardi di dollari di riserve ufficiali della Russia, pari alla metà del totale di Mosca. La PBOC ha iniziato ad annunciare gli acquisti di oro e ha proseguito per 18 mesi, diventando un pilastro per i prezzi globali dell'oro che avrebbero raggiunto livelli record nel 2024.
Se i BRICS stanno effettivamente lavorando per introdurre una nuova valuta comune supportata da un paniere di materie prime, in particolare dall'oro, ciò potrebbe avere un impatto significativo sul prezzo di quest'ultima. Questa mossa potrebbe aumentare la domanda globale di oro, portando di conseguenza a un rialzo dei prezzi.
Tuttavia, è importante considerare questo scenario con cautela. Le recenti dichiarazioni provenienti dal Cremlino sembrano infatti modificare la situazione, suggerendo un coinvolgimento con criptovalute e blockchain.
Anche se non esiste ancora una valuta digitale specifica, si sa che è in lavorazione un sistema di pagamento basato sulla tecnologia blockchain. Il sistema, chiamato "BRICS Bridge multisided payment platform", collegherebbe i sistemi finanziari degli stati membri tramite gateway di pagamento per regolamenti in valute digitali delle banche centrali. Questo sistema sarebbe un'alternativa al sistema SWIFT basato sul dollaro statunitense, secondo Reuters.
Tuttavia, ci sono due fattori da considerare.
La prima cosa, è che esistono cripto valute basate sull’oro (ne abbiamo parlato qui!), quindi un sistema monetario digitale basato sulla tecnologia blockchain, come sembra essere BRICS bridge, non esclude a prescindere la necessità di un paniere di materie prime per sostenere la nuova moneta.
Inoltre, poiché l'oro continua ad essere scambiato prevalentemente in dollari, una valuta BRICS basata sull'oro sarebbe comunque soggetta alle fluttuazioni del dollaro statunitense, un fattore che i paesi BRICS stanno cercando di mitigare. Un eventuale indebolimento del dollaro renderebbe l'oro più accessibile in altre valute, rafforzando la posizione dei BRICS sul mercato internazionale.
Se stai pensando di comprare oro, insomma, questo potrebbe essere un buon momento.
Valuta BRICS e oro: l’inizio di una nuova epoca?
L'introduzione di una nuova moneta unica tra i paesi BRICS (o, addirittura, BRICS+) potrebbe segnare un cambio d'epoca a favore dell'oro.
Diversi fattori, infatti, lasciano presagire una futura corsa al rialzo del prezzo di questa materia prima, come:
- 👉 La probabile sfiducia dei mercati verso la nuova moneta unica BRICS, che spingerebbe gli investitori a rifugiarsi nell'oro per mitigare i rischi;
- 👉 Il conseguente indebolimento del dollaro (USD), che incentiverebbe i paesi a diversificare le proprie riserve con il metallo prezioso;
- 👉 L'eventuale istituzione di un nuovo sistema monetario globale, fonte di ulteriore preoccupazione.
In un contesto di incertezza e cambiamenti geopolitici, l'oro, storicamente considerato un bene rifugio, potrebbe vedere una forte domanda, non solo da parte degli investitori privati, ma anche dagli stessi Stati.
Con l'avvicinarsi della fine del 2024 e l'attesa di ulteriori sviluppi sul progetto di una nuova moneta unica BRICS, è chiaro che stiamo entrando in una fase storica di de-dollarizzazione che potrebbe avere profonde ripercussioni sull'economia globale.
Il prezzo dell'oro, già in ascesa dai tempi della crisi del Covid 19, iniziata nel 2020, potrebbe continuare a crescere in risposta a questi cambiamenti. In un clima di incertezza, l'oro potrebbe emergere come il principale strumento di sicurezza finanziaria… che sia proprio questo il momento perfetto per investire in metalli preziosi?